“FIABE LAPPONI”: fiabe cruente, fiabe magiche, tra renne e Stalli

 

“C’erano una volta tre fratelli: due erano grandi, e uno, che si chiamava Nikkala, era piccoletto, sebbene fosse adulto.”



Ciao book-dipendenti!

Finalmente oggi vi parlo di un libro che ho letto durante queste feste natalizie e che mi ha affascinata con il suo essere cruento e magico allo stesso tempo, ovvero “Fiabe lapponi”. E così ho anche spuntato la categoria O Tannenbaum della #santasbookchallenge organizzata da me, Claudia e Anna (nonché quella Keep it short della #fuffyreadingchallenge di @valerytikappa, @serisop e @psiedoll).

Ringrazio immensamente la casa editrice Iperborea per avermi mandato questo meraviglioso volume.

 

Link di Claudia

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Link di Anna

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A cura di: Bruno Berni.

 

Traduttore: Bruno Berni.

 

Progetto grafico: xxystudio.

 

Anno di pubblicazione: 2014.

 

Pagine: 167.

 

Genere: fiabe.             

 

Casa editrice: Iperborea.

 

Costo: 16,00€

 

Voto: 8,5/10.

 

Pezzo preferito“Era il periodo di Natele e i più grandi erano partiti per la chiesa lasciando alla sida solo bambini e servi; nello stesso accampamento poi c’era anche una vecchia, che aveva pure un bambino e un cane. Venne la Vigilia di Natale e i bambini cominciarono a far rumore in ogni modo.”

 

 

Trama: L'incanto del "c'era una volta" nelle più remote terre del Nord. In questa antologia di fiabe e leggende rivive il patrimonio di tradizioni, miti e credenze di quella che per lungo tempo è rimasta una minoranza etnica isolata. Un mondo di magie e metamorfosi, di foreste stregate, cavalcate nella neve in sella alle renne e grandi laghi attraversati sugli sci, dove la fantasia si combina con la realtà quotidiana e le usanze ancestrali. Un mondo in cui cacciatori e pescatori sfidano gli spiriti della terra in cerca di fortuna, salvano principesse rapite da demoni, affrontano prove per conquistare regni al di là del mare, destreggiandosi tra gli agguati dei giganti e gli inganni di orchi goffi.

Primo volume di una serie dedicata alle fiabe scandinave, "Fiabe lapponi" attinge direttamente alle prime raccolte scritte nell'Ottocento, quando l'Europa, sulla scia dei fratelli Grimm, riscopriva il valore letterario di questo racconto orale. Riscoperta che soprattutto per la Lapponia ha rappresentato anche una ricerca delle radici culturali e della propria indipendenza linguistica. Espressione di una saggezza popolare a volte amara, derivata dalle dure lezioni della natura e della storia, ogni fiaba riserva qualche sorpresa, un crudo colpo di scena, un lieto fine mancato ma lasciando il dovuto spazio ai sogni e al gusto del narrare, racconta l'errare umano attraverso una smaliziata ironia.

 

 

 

LE MIE CONSIDERAZIONI

 

Le fiabe di questa raccolta sono ambientate in Lapponia, una regione geografica e culturale - non uno Stato quindi - che si trova in Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia. La Lapponia è abitata principalmente dai Sami (la dolce bambina bionda di "Klaus - I segreti del Natale" ne è un esempio), una popolazione indigena di circa 75000 persone.

Nonostante il non aver mai avuto una loro identità politica, i Sami hanno conservato la loro forte identità culturale, e questo libro ne è una testimonianza. Testimonia il loro folklore e la loro vita quotidiana, che era fatta di tende portatili di pelle di renna come casa e di slitte trainate da renne per spostarsi.

 

Raccontate con lo stile colloquiale tipico della narrazione orale, tramandata di generazione in generazione, queste fiabe sono più cruente di quello che mi aspettavo e, spesso, come la trama stessa dice, senza lieto fine. Tuttavia, riescono a trasmettere la magia del folklore della Lapponia.

In alcune fiabe ho trovato cose molto vicine al nostro folklore. Ad esempio, leggere la fiaba "Il ragazzo di legno di ontano" mi ha ricordato molto Pinocchio. Come si intuisce dal titolo anche il protagonista di questa storia è fatto di legno e non è un bambino vero. E, come Pinocchio, grazie all'amore e alla costanza di un genitore, inizia a camminare e prende vita.

Molte altre figure, invece, sono tipiche del folclore lappone e mi hanno affascinata parecchio.

Una figura ricorrente è lo Stallo, un essere maligno raffigurato solitamente come un enorme orco sciocco (o, a volte, come uno stregone). Lo Stallo ha poteri magici e riesce ad ingannare i Sami grazie alla sua capacità di poter cambiare sembianze, ma può essere raggirato facilmente se si è abbastanza astuti.

Un altro personaggio presente spesso, in particolare quando gli eroi ne hanno bisogno, è la Gieddegæs-galggo, una saggia signora anziana che dispensa consigli a chi glieli chiede.

Il Noaide è, invece, uno sciamano che ha poteri guaritori. È in grado di compiere ogni tipo di magia o divinazione e, a volte, lo fa con l'aiuto di uno o più spettri o Stalli.

La Acceš-ædne è una troll malvagia di aspetto brutto. È astuta e spesso cerca di sostituirsi ad altre ragazze o donne.

Al contrario di Acceš-ædne, Njaveš-ædne è di buon cuore e bella. Tuttavia, è ingenua e per questo viene spesso ingannata da Acceš-ædne.

Infine, nel folklore lappone il diavolo assume sempre l'aspetto di un norvegese ricco e ben vestito.

 

In conclusione, vi consiglio questa raccolta di fiabe per scoprire maggiormente un popolo semisconosciuto che ha una grande tradizione popolare e che merita di essere scoperto. È adatto sia agli amanti delle fiabe che a quelli che preferiscono le storie più vere. Tuttavia, non credo che sia adatto ai bambini, soprattutto se letto senza la guida di una persona adulta.

 

 

 

LE CURIOSITÀ

 

Le renne erano per i Sami l'unica risorsa. Le usavano per spostarsi, ma anche per ricavarne pelli per gli abiti e le abitazioni, carne e bevande, e corna e ossa per creare vari strumenti.

 

Attualmente i Sami non sono più completamente nomadi e vivono in piccole città, hanno una propria bandiera e un proprio inno e i "parlamenti sami" in Finlandia, Noervegia e Svezia che preservano la loro autonomia culturale.

 

Nel 1996 la regione di Lapponia, che si trova nella parte svedese della Lapponia, è stata inserita nei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Visitarla con Michele è uno dei miei sogni.

 

Infine, una menzione speciale va ad una pietanza tipica del popolo Sami che ho scoperto grazie a questo libro: il vuodjabæce. Si tratta di corteccia di pino spezzettata e mescolata con la farina in un brodo di carne o di pesce. Mi piacerebbe davvero provarla – secondo me, sa di Natale!

 

 

 

 

 

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