“Ma c’è un
solo modo per sfuggire alla propria storia, ed è intrufolarsi in quella di
qualcun altro.”
Ciao book-dipendenti! Ecco qui la recensione di un libro che
attendevo da tanto e che mi è stato mandato molto gentilmente dalla Mondadori,
che ringrazio di cuore (sia per l’ARC che per il libro definitivo).
Autrice: Alix
E. Harrow, scrittrice americana laureata in Storia, di cui questo
rappresenta il romanzo di esordio.
Titolo originale: The Ten Thousand Doors of January.
Traduttrice: Alice
Casarini.
Anno di
pubblicazione: 2020 (2019 la versione originale).
Pagine: 392.
Genere: realismo
magico, fantasy storico, romanzo di formazione.
Casa
editrice: Mondadori, collana Oscar Vault.
Costo: 20,00€
Voto: 8⭐/10.
Pezzo
preferito: “Questo è il folle tocco da Re Mida del vero
amore, che trasforma in oro tutto ciò che sfiora.”
Narrazione: La
narrazione è in prima persona, infatti, è proprio January a
raccontarci la sua folle e dolce storia, una storia fatta di mondi da scoprire
e Porte da attraversare.
Stile di scrittura: Lo stile di scrittura è elaborato e lirico, mai pesante e sempre evocativo. È lo stile delle grandi storie, quello che sa parlare al cuore e che resta impresso nei ricordi.
È l’aspetto che ho apprezzato
maggiormente del libro e che mi ha permesso di leggerlo in un soffio. L’autrice
ha davvero un modo di scrivere sublime, che ti scalda dentro, coinvolgendoti fino all'anima.
Trama: Estate
1901. Un’antica dimora nel Vermont, piena di cose preziose e sorprendenti. La più
peculiare è forse January Scaller, che vive nella casa sotto la tutela
del facoltoso signor Locke. Peculiare e atipica, almeno, è come si sente lei:
al par dei vari manufatti che decorano la magione è infatti ben custodita,
ampiamente ignorata, e soprattutto fuori posto.
Suo padre
lavora per Locke, va in giro per il mondo a raccogliere oggetti “di un valore
singolare e unico”, e per lunghi mesi la ragazzina rimane nella villa
ridondante di reperti e stranezze, facendo impazzire le bambinaie e,
soprattutto, rifugiandosi nelle storie. È così che, a sette anni,
January trova una porta. Anzi, una Porta, attraverso cui si accede a
mondi incantati che profumano di sabbia, di antico e di avventura… Sciocchezze
da bambini. Fantasie assurde, le dicono gli adulti. E January si impegna con
tutta se stessa per rinunciare a quei sogni di mari d’argento e città tinte di
bianco. Per diventare grande, insomma.
Fino al
giorno in cui, ormai adolescente, non trova uno strano libriccino rilegato in
pelle, con gli angoli consumati e il titolo stampigliato in oro semiconsunto: LE
DIECIM POR. Un libro che ha l’aroma di cannella e carbone, catacombe e
terra argillosa. E che porta il conforto di storie meravigliose nel momento in
cui January viene a sapere che il padre è disperso da mesi. Probabilmente morto.
Così la ragazza si tuffa in quella lettura che riaccende il turbine di sogni
irrealizzabili. Ma lo sono davvero? Forse basta avere il coraggio di inseguirli,
quei sogni, per farli diventare realtà. Perché pagina dopo pagina January si
accorge che la vicenda narrata sembra essere indissolubilmente legata a lei…
LE MIE CONSIDERAZIONI
La laurea
in Storia dell’autrice è particolarmente evidente nell’ambientazione
storicamente corretta del romanzo.
Nel 1900 il
razzismo era ben radicato, più esplicito di oggi e addirittura giustificato da leggi
che definire ingiuste è dire poco. Per cui, le persone di colore o mulatte erano costantemente
squadrate dalla testa ai piedi, in molti stati americani, su treni e mezzi
pubblici, erano costrette a sedersi in posti separati da quelli per i bianchi e
non potevano accedere ad alcuni luoghi o avere il grado di istruzione desiderato.
Insomma, non avevano gli stessi diritti dei bianchi.
Questo tema
è ripreso più volte nel romanzo, senza risultare ridondante, e ci tiene
ancorati alla realtà dell’epoca in un libro che ci fa viaggiare in mondi più che
diversi tra loro. Ci ricorda quanto possano sentirsi a disagio le persone discriminate, ci fa provare almeno per un po' la rabbia e il dolore del sentirsi giudicati per una cosa con cui si nasce, come la pelle.
I libri sono il cuore pulsante di questo romanzo, le vere Porte capaci di trasportare chi legge
in realtà diverse da quella in cui vivono, capaci di confortare, scaldare e far sognare. January mi ha ricordato la me bambina e adolescente, altrettanto fuori posto, altrettanto bisognosa di amore, che sfuggiva dalla sua storia rifugiandosi in quelle di inchiostro e carta, cosa che non ha mai smesso di fare.L’amore
è la rilegatura che tiene insieme le pagine di questo romanzo, è il filo logico
che collega tutti gli avvenimenti. In fondo, questo libro è la storia d’amore tra un padre e
una figlia e tra un uomo e una donna. Quel tipo di amore imprescindibile e
profondo che fa attraversare mondi e Porte, quel tipo di amore indissolubile e
inspiegabile che unisce con un solo sguardo.
Un amore che quando manca rende fragili, come January che si sente abbandonata e non amata dal padre e che cerca di essere una brava ragazza, per riconoscenza nei confronti del suo tutore e per guadagnarsi almeno il suo di affetto. Ma il tempo della remissività prima o poi finisce e January diventa forte e combattiva, coraggiosa e avventurosa.
Nonostante l'amore che provo per January e la sua storia, devo ammettere che mi sarei aspettata un po' di più dalla trama in sé, qualcosa di più potente, che fosse allo stesso livello dello stile di scrittura. Mi è sembrato come se ciò che veniva narrato fosse sottotono rispetto al modo in cui veniva narrato.
Comunque, se vi
piacciono i romanzi di formazione, amate perdervi nelle storie di amore e di magia e siete curiosi di scoprire cosa si cela oltre le diecimila Porte del nostro mondo, cosa aspettate? Diecimila mondi vi aspettano.
LE CURIOSITÀ
L’autrice ha vinto il premio Hugo nel 2019 con “A Witch’s Giude to
Escape: A Pratical Compendium of Portal Fantasies”.
Nel 2020
è uscito il secondo romanzo dell’autrice, ovvero “The Once and Future
Witches”.
“Le
diecimila porte di January” è stato finalista al Locus Award for
Best First Novel e al World Fantasy Award 2020.
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