"MAUS", necessario quanto doloroso



“Ma in un certo senso non è sopravvissuto.”



Ciao book-dipendenti!

Oggi vi parlo del graphic novel più forte e bello che io abbia mai letto, ovvero "Maus" di Art Spiegelman. Davvero necessario quanto doloroso.




Autore: Art Spiegelman, fumettista statunitense nato a Stoccolma.


Traduttrice: Cristina Previtali.

 

Lettering: Booh Stoodio, Milano.


Titolo originale: Maus I e Maus II.


Anno di pubblicazione: 1973, 1986.

 

Pagine: 292.

 

Genere: graphic novel, biografia.             

 

Casa editrice: Einaudi.

 

Costo: 16,00€

 

Voto: 8,5/10.

 

Pezzo preferito“Il mio credo sia un senso di colpa per aver avuto una vita più facile della loro.”

 

 

TramaUn graphic novel innovativo e modernissimo dopo venticinque anni, uno sguardo anticonvenzionale e paradossalmente realistico all’Olocausto.

La storia di una famiglia ebraica tra gli anni del dopoguerra e il presente, fra la Germania nazista e gli Stati Uniti. Un padre, scampato all'Olocausto, una madre che non c'è più da troppo tempo e un figlio che fa il cartoonist e cerca di trovare un ponte che lo leghi alla vicenda indicibile del padre e gli permetta di ristabilire un rapporto con il genitore anziano. Una storia familiare sullo sfondo della più immane tragedia del Novecento. Raccontato nella forma del fumetto dove gli ebrei sono topi e i nazisti gatti.

 

 

 

LE MIE CONSIDERAZIONI


Parlare di un graphic novel del genere è difficile perché è un vero e proprio pugno nello stomaco che ti fa male per giorni.
Sappiamo tutti quanto sia stato assurdo, atroce e doloroso lo sterminio degli ebrei (e non solo loro). Ogni volta che leggo un libro o vedo un film a riguardo mi sento male e non riesco a smettere di pensarci.
La sensazione più forte che provo è il senso di colpa. Come l'autore di questo graphic novel mi sento in colpa per aver avuto una vita migliore, per essere stata fortunata, per non aver vissuto quelle indicibili sofferenze.

"Maus", con la semplicità di un uomo che racconta la storia della sua vita a suo figlio e con l'espediente dell'allegoria, ci
trasmette l'angoscia di quegli anni e allo stesso tempo la gioia del dopo, dell'essere sopravvissuti - anche se questo non è mai facile. Con semplicità e verità racconta vite fatte di morte, dolore, fame, depressione e incubi.

La cosa che ho apprezzato maggiormente è il fatto che nulla viene edulcorato o cambiato dall'autore. Non ci sono pezzi di storia romanzati o cambiati per non sembrare incoerenti al lettore. Tutto è così vero e sincero che a volte mi sembrava davvero di sentir parlare un anziano signore sopravvissuto al peggio.

Vladek è sopravvissuto ai campi di concentramento di Majdanek e Auschwitz e questo lo ha inevitabilmente cambiato per sempre. La sua vita quotidiana risente di quell'esperienza, della fame e della povertà vissute, e il suo imporre questo modo di andare avanti condiziona i rapporti con gli altri, compreso quello con suo figlio.
Il passato e il presente si intrecciano e alternano nel graphic novel: da un lato l'Olocausto e dall'altro la vita quotidiana del presente in cui Vladek racconta al figlio il suo passato.
I personaggi sono rappresentati con sembianze animali: gli ebrei sono topi, i nazisti gatti e gli americani cani. Non a caso in tedesco "maus" vuol dire "topo".

Non posso che consigliarlo davvero a tutti, senza eccezioni.



LE CURIOSITÀ

 

L'autore è stato uno dei fondatori di "Raw", una rivista di fumetti e grafica, insieme alla moglie ed è tra gli artisti che hanno illustrato e compilato i lemmi del "Futuro dizionario d'America".


Nel 1982 l'autore ha ricevuto il Premio Yellow Kid al Lucca comics. Attualmente è un insegnante della School of Visual Arts di New York.


Per questo graphic novel, nel 1992, l'autore ha vinto il premio Pulitzer.


 

 


 

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