“IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE” vi entra nel cuore e non lo lascia più

 

“Quando fu lì, premette la faccia contro il vetro e guardò. E ciò che vide gli fece sgranare gli occhi e spalancare la bocca in una grossa O, ma le braccia rimasero rigide lungo i fianchi perché c’era qualcosa là fuori che gli diede un gran senso di gelo e di incertezza.”

 



Ciao book-dipendenti! Grazie alla Rizzoli ho letto finalmente questo meraviglioso libro. Ringrazio di cuore la casa editrice per avermi mandato il cartaceo nella sua nuova meravigliosa edizione.

 



AutoreJohn Boyne, scrittore irlandese, famoso soprattutto per questo libro.

 

Titolo originaleThe Boy in the Striped Pyjamas.

 

Traduttrice: Patrizia Rossi.


Illustratore: Oliver Jeffers.

 

Anno di pubblicazione: 2021 (2006 la versione originale).

 

Pagine: 274.

 

Genere: storico, letteratura per ragazzi.  

 

Casa editrice: Rizzoli, collana BUR memoria.

 

Costo: 14,90€

 

Voto: 10/10.

 

Pezzo preferito“Non sento più niente” disse Shmuel.

 

 

TramaBerlino, 1942. Bruno ha nove anni e ha appena scoperto che dovrà trasferirsi lontano, perché il papà ha ricevuto una promozione. Ma la nuova casa non è proprio come se l'aspettava: è un luogo desolato, e noioso. Un'alta recinzione di filo spinato separa Bruno dalle altre persone e dal suo unico amico: Shmuel, un bambino come lui, ma dalla vita molto diversa.

 

 

 

LE MIE CONSIDERAZIONI

 

Inizialmente ambientato a Berlino, per la maggior parte del tempo il romanzo è ambientato ad Auschwitz – o Auscit, come lo chiama Bruno, il bambino di nove anni, protagonista del libro. Bruno si trasferisce ad Auschwitz con la sua famiglia perché il padre, un ufficiale delle SS, è stato promosso da Hitler stesso – il Furio, come lo chiama il bambino. Ad Auschwitz Bruno si sente immensamente solo, senza amici, circondato da una rete di filo spinato che gli impedisce di andare nel posto pieno di gente e bambini che vede dalla finestra della sua camera. Un luogo in realtà pieno di morte e tristezza che, tuttavia, Bruno non coglie.

 

Bruno è fondamentalmente inconsapevole di quello che sta succedendo nel mondo e del reale lavoro del padre. Sa che sua nonna paterna non approva e che a volte anche sua madre lo fa, ma suo padre è buono con lui, certamente severo, ma non crudele.

Non sopporta la sorella maggiore Gretel, un vero e proprio Caso Disperato, che spesso lo tratta male, che è egoista e arrogante e che, tuttavia, sta anche attraversando uno dei periodi più difficili della vita, ovvero il passaggio dall’infanzia all’adolescenza.

L’unica figura che sembra realmente contrastare quello che sta succedendo nel mondo è la nonna paterna che, però, non andrà a stare ad Auschwitz con la famiglia di Bruno.

Bruno si sentirà solo fin quando non incontrerà Shmuel, il secondo personaggio principale di questo libro, un bambino ebreo, con un pigiama e un cappello a righe, che si trova dall’altra parte del recinto di filo spinato, in quella che agli occhi di Bruno sembra una fattoria.

 

Uno degli aspetti migliori di questo libro è lo stile di scrittura dell’autore che è stato in grado di rendere semplice e scorrevole una triste pagina della storia dell’umanità, complessa e difficile da digerire. E lo ha fatto facendocela vedere con gli occhi di un bambino, non ebreo e addirittura figlio di un ufficiale delle SS. L’ingenuità di Bruno e l’affetto tra lui e Shmuel vi entrerà nel cuore e non lo lascerà più.

 

Vedere la Shoah con gli occhi di Bruno è sorprendente e scioccante. La morte, la sofferenza e la violenza sono sempre presenti sullo sfondo delle vicende e, ogni tanto, vengono in primo piano dandoci l’idea di soffocare.

Il tema emergente è l’amicizia tra Bruno e Shmuel, tra due mondi opposti i cui adulti si odiano dividendosi in carnefici e vittime. Ma i due bambini si vogliono bene e condividono quello che possono, senza badare al fronte a cui appartengono. La loro amicizia è un monito per tutti a mettere sempre da parte ciò che ci differenzia dall’altro e scoprire semplicemente chi è.

 

Questa è una di quelle storie che vi lascerà il vuoto dentro e che vi resterà in mente per giorni dopo aver letto l’ultima parola, anche per via delle meravigliose illustrazioni, che hanno il potere di rendere ancora più vera e toccante la storia. Se non lo avete ancora letto, vi consiglio davvero di farlo perché è solo leggendo storie del genere che potremo ricordare che quello che è successo in quegli anni bui e dolorosi non deve accadere mai più.

 

 

 

LE CURIOSITÀ

 

Il bambino con il pigiama a righe” è stato tradotto in 32 paesi e nel 2007 è stato tra i libri più venduti in Irlanda per ben 100 settimane. Sempre nel 2007 è stato tra i dieci romanzi più venduti in Australia, Spagna, Regno Unito e altri paesi europei. È stato considerato un best seller anche per il New York Times.

 

Nel 2008 è stato prodotto un adattamento cinematografico omonimo dalla Miramax Films.

 

 

 

 

 

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