"Il parassita": un mystery poco sconosciuto, ma che merita di essere scoperto

  “Se potesse mostrarmi qualcosa di certo e oggettivo, potrei allora essere tentato di affrontare la questione dal lato fisiologico.”

 

Ciao, book-dipendenti! Oggi vi parlo de "Il parassita", un libro perfetto per questo periodo dell'anno, autunnale ed halloweenoso.



Autore: Arthur Conan Doyle, scrittore e drammaturgo scozzese, considerato, insieme Edgar Allan Poe, il fondatore del giallo e del fantastico.

Anno di pubblicazione: 2020 (edizione originale: 1894). 

Pagine: 144.

 
Genere: thriller, mystery. 
 
Casa editrice: Caravaggio Editore.
 
Costo: 10,90€.

 
Voto: 9⭐/10.
 

Pezzo preferito: “Non avevo armi, ma non ho esitato mai per quello. Di che arma avrei dovuto aver bisogno, dal momento che sentivo ogni muscolo fremere con la forza di un uomo in delirio?”

 
 
Trama: "Il parassita" è un romanzo breve di Arthur Conan Doyle, creatore del celebre personaggio di Sherlock Holmes, scritto in forma di diario in cui si narrano le vicende del professor Austin Gilroy, giovane e brillante docente universitario. Totalmente devoto al metodo scientifico e alla razionalità, nonostante una carriera ben avviata e un matrimonio imminente con la bellissima Agatha, egli si lascia trascinare in un mondo misterioso e oscuro, quello del mesmerismo e della suggestione ipnotica, a cui è introdotto dall'enigmatica Miss Penclosa. Il professor Gilroy annota coscienziosamente ogni avvenimento e sensazione, accorgendosi troppo tardi del pericolo che incombe su di lui e rendendosi drammaticamente conto che ogni giorno è un passo inesorabile verso il baratro, da cui solo il suo sangue freddo e l'amore per Agatha potranno salvarlo.

 
 

LE MIE CONSIDERAZIONI

 

"Il parassita" è scritto sotto forma di diario, un tipo di narrazione che si presta perfettamente alle storie mystery a mio parere, che lascia il lettore col fiato sospeso dall'inizio alla fine della storia, momento in cui la sorpresa del finale lo lascia a bocca aperta.

La storia mi ha conquistata completamente e mi ha profondamente affascinata, rendendo il libro uno dei migliori letti quest'anno.

Lo stile di scrittura di Doyle è incalzante e semplice, ricco di introspezione. Un'introspezione che ci permette di conoscere ogni aspetto del professor Gilroy, un medico completamente votato alla scienza e a ciò che può essere dimostrato e assolutamente diffidente nei confronti di tutto il resto. Ma anche un uomo fedele e profondamente innamorato della sua promessa sposa Aghata. E sarà proprio la forza dell'amore, insieme all'immancabile sangue freddo, a salvarlo dalla sua rovina.

Il tema principale del libro è la curiosità scientifica, che spinge il professor Gilroy a entrare nell'oscuro mondo del mesmerismo per analizzarlo minuziosamente, documentando ogni cosa che gli succede.

Tutta la vicenda è circondata, inoltre, da un affascinante alone di mistero, quello che Doyle sa sempre creare divinamente.

Miss Penclosa è l'essere inquietante della storia, il personaggio cattivo che suscita repulsione e voglia di scappare al solo sentirlo nominare. Insomma, l'identikit perfetto dell'antieroe delle storie del terrore.

Una menzione speciale va all'edizione curatissima della Caravggio, che riprende nella cover una delle copertine originali del libro. Alla fine del volume, inoltre, ci sono le tavole originali della storia, così suggestive, soprattutto se avete letto prima la storia, da farvi rabbrividire.

Per concludere, ve lo stra-consiglio, soprattutto per questo periodo dell'anno. Se amate già Doyle, potrete scoprire un Doyle diverso da quello che ha inventato il personaggio di Sherlock Holmes, più misterioso, ma ugualmente analitico e riflessivo.

 

 

LE CURIOSITÀ

 

Il mesmerismo, o magnetismo animale, si basava sulle teorie di Mesmer, un medico tedesco del Settecento. Le sue teorie, tuttavia, non hanno alcuna base scientifica e non sono usate nella scienza medica. Mesmer sosteneva che l'organismo funzionasse per via del flusso armonioso di un fluido fisico definito forza magnetica. Quindi, le malattie sarebbero dovute a blocchi o difficoltà di scorrimento di questo fluido.

Doyle è il capostipite del sottogenere del giallo deduttivo.

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